Fireworks & Heartbeat.

Morinozuka/Minami, Luogo: Matsuri a Karuizawa.

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  1. Marty =)
     
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    Morinozuka Takashi
    Si allarmò sentendo la risposta della ragazza: lo sapeva, l'aveva offesa. Le avrà fatto intendere che non voleva più passare altro tempo con lei, quando invece era l'esatto contrario. Si sentiva in trappola e non sapeva come uscirne.
    Restò in silenzio fino all'arrivo di casa Minami, dove incontrarono la signora Junko e le sue discenti. Ricambiò il saluto con un debole sorriso: ormai la giornata era passata, anche se non era neanche l'ora di pranzo.
    -"Chissà se stasera vorrà venire a cena da noi..forse dovremmo uscire ancora un po'."- pensò titubante mentre la ragazza consegnava Sora alla governante.
    Non fece caso alle tre signore che parlottavano guardandolo di sottecchi, piuttosto si stupì per quella che sembrava essere una giustificazione che Aya diede riferendosi alla sua presenza.
    -"Perchè non gli dice che son venuto per stare con lei?"-
    Quando ormai erano di nuovo sulla strada e nei dintorni non c'era nessuno la piccola Minami si lasciò andare in un sospiro di sollievo, per poi chiedergli se avesse voglia di accompagnarlo nel negozio di tessuti...che fosse una scusa per stare ancora insieme a lui?
    Mori le sorrise dolcemente e, dopo averle fatto un cenno con la testa, le prese la mano ed insieme raggiunsero il negozio di vestiti.
    Le strade cominciavano ad essere popolate di turisti, probabilmente gli stessi vacanzieri venuti la sera prima in occasione del matsuri. Non riconobbe volti noti e, stranamente, questo lo fece sentire molto bene.
    - Cerchi le stoffe per puro piacere o per un bisogno particolare? - le disse alludendo all'abito che sua madre aveva commissionato per lei.
    Sorrise sentendo la sua risposta: era felice di vederla così, con quel sorriso brillante e pieno di energie. Era proprio bella la sua Aya; quando finì di rispondergli la baciò dolcemente, poi mise un braccio attorno alla sua vita e continuarono a camminare finchè non arrivarono al famoso negozio di tessuti Minami.
    Ricordandosi come aveva risposto a Junko riguardo alla sua uscita con lui, pensò che, probabilmente, una volta entrati avrebbe dovuto fingere di esserle soltanto amico. Si guardò intorno e vide, dall'altro lato della strada, un negozio di abbigliamenti sportivi messo in una posizione "utile".
    - Possiamo passare un attimo da quel negozio? - le chiese con tono gentile allontanando la presa dal suo fianco.
    Dato che dalla finestra del negozio si intravedevano dei commercianti all'interno, Mori non le prese la mano quando lei acconsentì alla sua richiesta, ma iniziò ad incamminarsi davanti a lei, spedito. Essendo un'area pedonale non doveva fare attenzione nell'attraversamento, perciò non si preoccupò più di tanto della presenza dietro della ragazza.
    Quando giunsero al negozio guardo con aria crucciata le vetrine che si affacciavano sulla strada.
    - Mmm...-
    Rispose così alla domanda preoccupata della ragazza mentre lui si guardava attorno, in cerca di qualcosa. Il negozio faceva angolo con un vicolo, così Mori lo imboccò e cominciò a perlustrare le altre tre vetrine presenti, una più all'interno della stradina dell'altra. Quando raggiunse l'ultima vetrina e notando che Aya era insieme a lui le disse affranto..
    - Non c'è... -
    Dopo l'ennesima richiesta della ragazza si voltò finalmente a guardarla. Le sorrise dolcemente, poi, avvicinandosi sempre più a lei, aggiunse..
    - Ah, ma sei qui. -
    Ignorò completamente le sue battute, che si spensero non appena le diede un lungo bacio pieno di amore, passione.
    Si staccò da lei quando ad entrambi mancò il respiro, poi le sorrise e disse..
    - Volevi vedere le stoffe? -
    E così, senza sentire risposta, si incamminò, ancora una volta davanti a lei, mani in tasca ed un sorriso impagabile.
    Quando ormai erano nuovamente giunti al negozio si voltò nuovamente verso di lei e con tono gentile le chiese..
    - Entriamo? -
     
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  2. Shin?
     
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    Sayaka Minami
    Con la mano stretta nella sua, camminavano tranquilli sul viale che portava ai negozi del centro, e lei fissava curiosa i chiassosi turisti che scattavano foto a volontà visibilmente felici.
    - Certo che si rallegrano con poco, neh? - disse al ragazzo, sorridendo per poi rallegrarsi alla domanda del ragazzo. - Per la verità è una richiesta di mia madre, vuole che le faccia spedire alcune stoffe all'ufficio, mi ha mandato i code di riconoscimento...ma anche per piacere personale! -
    Anche lei si rallegrava con veramente poco.
    Il bacio del ragazzo la spiazzò un poco, ma non le diede assolutamente fastidio, seppur il suo volto si accese di rosso, ma un sorriso radioso tranquillizzò il giovane, e raggiunsero infine il centro mentre chiaccheravano del più e del meno.
    Il negozio dei Tessuti Minami aveva mantenuto l'aspetto precedente, semplice e tradizionale, ma si era ingrandito all'interno, vantando un magazzino alquanto fornito, che faceva da polo per le città circostanti.
    Aya vi aveva comprato la sua prima stoffa quando andava ancora alle elementari, e questo le portava dei bei ricordi.
    Stava procedendo spedita fino a che Takashi le chiese di vedere un'altra vetrina, del negozio sportivo lì di fronte.
    Annuì, e lo seguì mentre richiuse la borsa, visto che l'aveva aperta per recuperare l'elenco delle stoffe necessarie alla madre, sorridendo tra se e sè.
    Si mise accanto a lui e lo osservò curiosa, cercando di capire cosa o chi stesse cercando, e si mise a cercare pure lei, senza nemmeno chiedere perchè.
    - Takashi, chi o cosa stai cercando? domandò, quando lui disse che non c'era ciò che cercava, per poi spostarsi alla vetrina laterale, che dava ad una via interna.
    - Insomma Takashi, me lo dici o no? - esclamò raggiungendolo, per poi fissarlo con le mani appoggiate sui fianchi, osservandolo torva, fino a quando non capì la sua battuta, e si girò a guardare alla sue spalle.
    - ...ma non c'è nessuno...Takashi, che sign-! - e si ritrovò con le loro labbra incollate, in un bacio ardente.
    Non riuscendo a rispondere, ancora stordita e impressionata dal suo comportamento cosi spontaneo e ecleptico, annuì e gli sorrise, per poi mettersi a frugare a cercare la lista, mentre lo segui a distanza.
    Alla fine entrarono, e subito una commessa le si fece incontro - Signorina Minami! Posso aiutarla? - e lei trattenne uno sbuffo irritato, odiava quando le correvano incontro cosi spasmodicamente.
    - Avrei bisogno di andare in magazzino, ho diverse cose da spedire all'ufficio. Conosco la strada, grazie...continua pure a servire gli altri clienti. - disse pacata, sorridendole, per poi fare segno a Takashi di seguirla.
    Il magazzino era un vecchio ipermercato oramai in disuso, proprio dietro al negozio, ora era stato sistemato in modo che i rotoli di stoffe fossero impilati per tipo e codice, in modo da facilitarne la catalogazzione e la ricerca, tramite un computer posto accanto all'ingresso.
    Appena entrati buttò la borsa sulla sedia e si mise a cercare l'elenco.
    - Non eri mai entrato vero? Come ti sembra? Io lo trovo magnifico. e gli sorrise, aspettando di avere la stampa delle posizioni di quello che cercava.
     
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  3. Marty =)
     
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    Morinozuka Takashi
    L'host rispose con un sorriso alle parole della commessa e per un attimo ebbe un po' pena per lei: a quanto pare non sapeva con che tipo di ragazza avesse a che fare. Il negozio era ben arredato, le luci emanate dal grande lampadario rendevano la sala molto calda e accogliente e al ragazzo dispiacque quasi dover cambiare ambiente.
    Seguì silenzioso la ragazza, non potendo tuttavia distogliere gli occhi dal suo collo nudo.
    -"..."-
    Non gli era mai successo di provare quei strani pensieri, pulsioni per una ragazza, e temeva che quell'atteggiamento potesse renderlo sgradito ai suoi occhi. Ecco quindi che si convinse a guardare altrove e...rimase impressionato per la ricchezza di colori presente in quel magazzino.
    Le luci erano fredde, i tessuti erano sistemati in fabbricati metallici e solo i più pregiati in scaffalature in legno. Eppure Mori non poté che restare a bocca aperta di fronte alla minuziosità dell'ordine, dei dettagli delle stoffe su cui gli erano caduti gli occhi.
    Senza indugiare oltre la ragazza si mise a cercare le informazioni che voleva sul computer, mentre l'host decise di spulciare fra le varie mensole. Notò con dispiacere che molti dei teli più nascosti fossero ricoperti da uno strato di polvere non indifferente e, addirittura, nell'armadio in fondo e più lontano dalle luci aveva dovuto fare i conti con una ragnatela spessa e ricca di insetti.
    - Dovrebbero valorizzare maggiormente questa stanza, ha molte potenzialità - disse mentre rompeva con la propria scarpa quella vecchia ragnatela.
    Oltre la ragnatela si accorse di un bottone, apparentemente per la luce.
    -"Forse serve per accendere l'altra fila di lampade"- pensò alludendo a quelle del corridoio accanto.
    Senza pensarci troppo schiacciò il pulsante, ma.....buio.
    -Oh.- commentò nella penombra più totale.
    Credendo di aver spento semplicemente la luce cliccò nuovamente sul pulsante, ma stranamente la luce non tornò: che avesse staccato la corrente?
    -Mhm...- mugugnò in risposta alla ragazza, probabilmente rimasta nei pressi del computer.
    Cominciava a sentirsi in colpa per il danno fatto, e si sa: quando Mori è imbarazzato o a disagio ne combina di cotte e di crude.
    Provò infatti a fare due passi, ma si scontrò contro un armadio, e il rumore metallico fu seguito da un tonfo piuttosto profondo. Stordito proseguì a camminare, ma incespicò contro quelli che dovevano essere i tessuti (o alcuni) tenuti al suo interno e...cadde a terra, tramortito. Rimase un po' lì, spaparanzato e con la mente svuotata, ma poi gli si accese una lampadina.
    -"Il cellulare"-
    Sempre da sdraiato cominciò a tastare le tasche alla ricerca del dispositivo, e quando lo trovò illuminò prontamente lo schermo, avendo così modo di constatare il danno fatto. Sei tessuti erano caduti a terra e buona parte di essi portava le impronte delle scarpe del ragazzo. Addirittura uno, il più sottile, era lacerato; probabilmente teneva un piccolo buco e lui senza volerlo l'aveva ulteriormente allargato.
    Deglutì immaginando la reazione della ragazza.
    Facendosi luce tornò da Aya, ma non riuscì a proferir parola da quanto era desolato, imbarazzato, impanicato.
     
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  4. Shin?
     
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    Sayaka Minami
    Era sicura di aver sentito un tonfo, ma il rumore di quella stampante era tremendo.
    -''quando si decideranno a comprarne una nuova...'' pensò, per poi lanciare una voce al ragazzo che se ne era andato a zonzo per il magazzino.
    - Takashi, va tutto bene? - e al mugugno di assenso del giovane, iniziò a tamburellare le dita sul banco, aspettando la stampa delle ultime informazioni.
    Recuperati i fogli, prese dalla borsa gli occhiali e spulciando le posizioni, recuperò velocemente due rotoli di stoffe all'inizio per poi rifilarli tra le braccia di Takashi non appena se lo trovò di ronte girando l'angolo, cupo.
    - Beh, cos'è quella faccia? Lo sò che per te non è il massimo del divertimento questo posto, ma potresti evitare di fare quell'espressione da cane bastonato....e poi sei sporco di polvere! Si può sapere cosa hai combinato? esclamò con un suono a metà tra uno sbuffo e una risata, gli tolse la polvere dal maglione nero, e senza aspettare risposta lo superò tirandolo per la manica e rifilandogli altre stoffe tra le braccia, fino a quando lei ne stava portando due per pura solidarietà -ovviamente aveva tenuto al sicuro le più pregiate per evitare che si rovinassero - e il povero facchino involontario una decina.
    - Direi che dobbiamo solo inscatolarle e possiamo andarcene...visto che non è stato una tortura cosi insopportabile? - disse, scoccandogli uno sguardo bonario.
    Fino a quando non intravide le stoffe dell'armadio che doveva esser chiuso a terra, al buio.
    Cliccò il bottone, che non rispose - Stupido interruttore... e cercò con le mani un piccolo interruttore posto dietro uno scaffale accanto all'armadio, che riaccese la luce.
    E vedendo quel disastro, sospirò, ma era più un tentativo di calmarsi.
    - Dannazione, ma non sanno proprio tenere in ordine qui dentro... - e sbuffando, dopo aver attentamente appoggiato le stoffe che portava su un'enorme banco in metallo lì a fianco, iniziò a raccogliere i rotoli oramai dismessi.
    - Vorrei sapere cosa diamine aspettano a rimandarli alla casa di produzione pure, dovevano farlo mesi fà, è inutile tenere stoffe difettose, occupano spazio e basta! Senza contare che qui dentro è un vero macello, c'è polvere ovunque, perchè non usano i teli di plastica per coprire i rotoli....bah! Qua si batte la fiacca, ma finirà oggi stesso. - e finì di borbottare solo quando richiuse l'armadio dopo aver sistemato i rotoli in modo che non cadessero più facilmente.
    Così recuperò le stoffe dal tavolo e fece segno a Takashi di seguirla in una stanza attigua, dove vi eran scatoloni della grandezza dei rotoli che usavano per le spedizioni.
    - Ti dispiace avvolgerli nel celofan? Tiri la plastica, fai scorrere la lama per tagliare, arrotoli e blocchi con due giri di scotch, io intanto stampo la bolla di spedizione - e gli scoccò un bacio sulla guancia dopo aver fatto lei stessa l'imballaggio per i rotoli pregiati, per mostrargli come usare il macchinario per il taglio.
    Gli diede poi le spalle, sedendosi al tavolo a compilare il modulo di spedizione pre-installato nel programma che ogni negozio di tessuti della sua famiglia aveva in dotazione.

     
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  5. Marty =)
     
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    Morinozuka Takashi
    Restò in silenzio, non solo perchè non ebbe modo di replicare, ma anche per il senso di colpa che lo stava attanagliando. Aveva frainteso tutto: anzitutto pensava che lui si stesse annoiando, e se lo stava pensando forse poteva ritenere che la causa fosse sua, dato che l'aveva portata in quel posto "noioso". Che poi noioso non era affatto.
    Quando poi tornarono nella zona incriminata, con i rotoli di stoffa rovinati ancora a terra, Aya aveva iniziato a prendersela con i custodi del locale, senza considerarlo neanche come causa di quell'incidente. Oltre quindi al senso di colpa per averle fatto credere di essere annoiato si aggiungeva quello di far ricadere la colpa su degli innocenti lavoratori.
    -"E se li licenziasse?"- pensò preoccupato mentre si spostavano in una stanza attigua.
    Era talmente immerso nelle sue ansie da non accorgersi della posizione della porta, cosa che gli causò una spallata contro le guarnizioni.
    Era rimasto imbabolato a fissare il tavolo su cui era riposto del materiale, la mano dietro il collo com'era solito fare quando provava una crisi interiore. Fu il bacio della ragazza che lo fece tornare nel mondo reale...doveva fare qualcosa con quelle stoffe, ma non aveva capito cosa.
    La ragazza tuttavia era già immersa a sbrigare delle pratiche al computer, era molto concentrata, e lui non poteva certo arrecarle ancora disturbo.
    Doveva sistemare la propria coscienza, non poteva permettersi di commettere errori adesso.
    Studiò con attenzione il tavolo...come mai erano presenti delle scatole e delle pellicole? E la lama?
    Che dovesse tagliare una parte di stoffa?
    -"...mhm"-
    Prese la lama e sfilò una parte di stoffa da un rotolo..
    ....ma poi si fermò.
    Perchè avrebbe dovuto chiedergli un favore simile? Lui che non era del settore?
    Lanciò uno sguardo d'aiuto ad Aya, ma era ancora concentrata nel suo lavoro e non ebbe il coraggio di chiederle spiegazioni.
    Ripensò al motivo per cui erano entrati in negozio e improvvisamente ebbe un lampo di genio.
    Con decisione prese i rotoli e cominciò ad arrotolarli per bene, dieci giri ciascuno, in modo da accertarsi che fossero ben fasciati. Dopodichè prese la lama e tagliò la prima pellicola senza problemi, ma con la seconda...essendo rimasta impigliata dovette tirare con una forza eccessiva, e quando superò l'ostacolo non riuscì più a trattenersi, e così si provocò da solo un piccolo graffio alla guancia. Ma non fu questo ad impedirgli di proseguire con il lavoro.
    Riprese a tagliare le altre pellicole, non si accorse di essersi tagliato anche l'indice destro, perciò non si fece troppe domande quando nel fissare tutto con lo scotch di cartone vide delle strisce rosate.
    Ammirò compiaciuto il lavoro ultimato, poi, per richiamare la ragazza, posò una mano sulla sua spalla e le fece il solletico dandole un leggero bacio sul collo.
    - Finito?- le chiese infine con tono innocente, senza accorgersi di avere una guancia sporca di sangue e di aver sporcato con il dito la manica della sua maglia.
     
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  6. Shin?
     
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    Sayaka Minami
    Oramai era talmente abituata a quelle bolle da compilare che poteva fare ad occhi chiusi, talmente le erano familiari.
    - Indirizzo, intestazone, numero di colli eeee invio! - disse, cliccando il tasto d'invio, proprio quando Takashi le si avvicinò baciandole il collo.
    Lei rise, per poi voltarsi verso di lui.
    - Si, scusami, ora per tua gioia possiamo finalmente andarc- COSA TI SEI FATTO ALLA GUANCIA? - domandò incredula, per poi passargli il pollice sul taglio.
    - Come hai fatto a....Sei un completo disastro! Aspetta... - e recuperò dalla borsa un cerotto, ne portava sempre qualcuno di scorta, visto che lei spesso e volentieri quando armeggiava con stoffe e affini si tagliava più del ragazzo, ma non l'avrebbe di sicuro ammesso in quel momento.
    Gli applicò il cerotto automedicativo sulla guancia, dopo averlo fatto sedere al suo posto sulla sedia, e in quel momento, si accorse del taglio che aveva sul dito.
    - Ecco, questo è sicuramente più comprensibile - ammise divertita, e recuperato un altro cerotto, gli medicò anche quello.
    Ma, quelle ferite, le avevano fatto suonare un campanello d'allarme.
    Takashi non era tipo da esser cosi sbadato, e quando lo era c'era sicuramente qualcosa che non andava e che il ragazzo le stava nascondendo.
    - Potrai anche non dirmelo, ma quando ti agiti e nascondi qualcosa sei talmente sbadato che diventi un libro aperto - mormorò, sospirando, per poi sedersi sul bordo della scrivania -Cosa ti frulla nella testa, me lo vuoi dire o devo tirare ad indovinare? Ti ricordo che ho una ferdida immaginazione e potrei farti venire i capelli bianchi... - cantilenò infine, stringendogli la mano.
     
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  7. Marty =)
     
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    Morinozuka Takashi
    All'inizio non capì il motivo per cui la ragazza avesse improvvisamente alzato la voce e di certo non si aspettava di sentire bagnata e appiccicosa una guancia per il sangue.
    - Ah.- commentò constatando il danno fatto.
    Rimase impressionato notando quanto la sua ragazza fosse previdente, eppure si sentì leggermente a disagio quando lei, dopo averlo fatto sedere al suo posto, aveva iniziato a medicarlo. Fosse stata una ragazza qualsiasi non ci avrebbe fatto caso, ma Sayaka era Sayaka, e la sua "presenza" era a pochi centimetri dal suo naso. Ecco quindi perchè tenne lo sguardo basso e forse era per quello che lei gli avesse domandato cosa lo turbasse.
    Sospirò, e allora la ragazza gli prese una mano e con il suo modo di fare lo convinse a sfogarsi.
    - La verità è che sono stato io di là a far saltare la corrente, io ho rovinato quelle stoffe, non è colpa dei custodi, non devi licenziarli. - buttò fuori tutto d'un fiato.
    Preso dal flusso di parole che gli stavano venendo in gola proseguì nella sua confessione, lo sguardo questa volta rivolto ai rotoli da lui fasciati.
    - Ho anche pensato che tu potessi credere che non mi stessi divertendo, ed infatti è successo, ma non è vero...mi piace stare con te, ho apprezzato vedere tutte quelle stoffe colorate e rifinite con una dovizia nei particolari impeccabile. Ho cercato di eseguire il tuo compito al meglio, eppure ho fatto questi danni...- concluse alludendo alle sue ferite.
    Infine in un soffio "sconfitto" aggiunse..
    - e ho anche sporcato la tua giacca...mi sento una nullità, non merito di essere il tuo fidanzato. -
    Nel pronunciare queste ultime parole si sentì svuotato, sprofondare ancor di più.
    Lasciò la mano della ragazza e si accasciò a terra, disperato.
     
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  8. Shin?
     
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    Sayaka Minami
    Restò in silenzio ad ascoltarlo, e quando lo video accasciarsi a terra, si accucciò di fronte a lui con le mani incrociate sulle ginocchia.
    - Certo che proprio un bel casinista... - e vedendolo sussultare continuò - E no, non mi riferisco ai danni che tu credi irreparabili che hai fatto, ma al modo in cui ti deprimi. Il problema elettrico c'è da anni, quelle stoffe son difettate e non è colpa tua se erano ancora li quando dovevano esser buttati da mesi e la mia giacca...in verità preferisco non controllare perchè sei già abbastanza avvilito ma una vocina mi stà dicendo di strozzarti. - borbottò, per poi accarezzargli i capelli sorridendo.
    - Takashi, credi forse che io non mi sia mai accorta del tuo lato da distruttore atomico? Mi sono innamorata di te per ogni lato del tuo carattere, non saresti tu senza i tuoi pregi o i tuoi difetti...e stà a me decidere se meriti o meno di stare con me, e io dico che tu sei l'unico che voglio al mio fianco. - e tornò in posizione eretta.
    - E ora alzati pelandrone, fuori c'è uan bella giornata e io non ho intenzione di starmene qui ad ammuffire...e se proprio vuoi farti perdonare, offrimi un ghiacciolo! - e mise le mani sui fianchi, sorridendogli bonaria.
     
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  9. Marty =)
     
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    Morinozuka Takashi
    Sgranò gli occhi al primo commento della ragazza, per poi calmarsi e addolcirsi completamente. Si rialzò e fissò intensamente negli occhi la ragazza, per poi ringraziarla con una carezza fra i capelli.
    - Abbiamo finito qui? - le domandò sereno.
    Sorrise ancor di più sentendo la sua risposta per poi appoggiarsi nuovamente al tavolino ed osservarla nel preparare la spedizione. Quando ebbe finito le mise una mano intorno alle spalle e, senza accorgersene, restò così anche quando tornarono in negozio, la commessa che li guardava stupita. Ricambiò il suo saluto indagatore come se nulla fosse, anzi, senza rendersene conto aveva stretto maggiormente a sé la ragazza.
    Non appena uscirono dal negozio Aya cercò di chiedergli spiegazioni per quella "vicinanza molto confidenziale", ma lui le sorrise dolcemente, per poi calmarla con un bacio.
    - Ghiacciolo? - le domandò dal nulla, con quel tono pacato che lo contraddistingueva.
    Fece per prenderle la mano, ma poi si fermò di colpo per commentare sovrappensiero..
    - Ah, non devono scoprirci. -
    E così mise le mani in tasca e cominciò a muovere i primi passi per la pedonale, per poi fermarsi e voltarsi in direzione di Aya.
    - Andiamo? -
    Gli era appena venuto in mente il posto perfetto in cui portarla, un locale dove il gelato era presente tutto l'anno, fatto con amore dalla sua anziana proprietaria.
    -"Sarà felice di rivederla"- pensò raggiante mentre i due si incamminavano nuovamente verso la collina in cui erano stati la sera precedente.
    Quella persona abitava proprio da quelle parti, ma probabilmente Aya non se lo ricordava più.
    -"E' tornata da poco, è da un po' che non la vedo..chissà come stanno Chiaki e Nya"-
    Non rispose mai alle domande curiose della ragazza: voleva che quella fosse una sorpresa, un momento speciale.
     
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  10. Shin?
     
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    Sayaka Minami
    Rinfrancata dall'averlo rincuorato, gli sorrise dicendogli che gli mancava ancora poco, doveva solo inscatolare le stoffe ed applicare la bolla di spedizione sulle 4 scatole.
    Si mise subito al lavoro, e finì molto in fretta, tanto che fissò e ricontrollò che le bolle fossero corrette per sicurezza.
    Rimase stupita dal comportamento di Takashi: si lasciò abbracciare e si crogiolò in quell'abbraccio, ma nell'uscire dai magazzini, con il suo braccio ancora intorno alle spalle, evitò decisamente ogni sguardo dei clienti e fece solo un cenno alle commesse curiose, quando li salutarono a passo veloce.
    Usciti, mordendosi il labbro, domandò a voce bassa -Eh? si, mi và il ghiacciolo ma...Takashi, non dovevamo essere discreti fino a quando non ne avremmo parlato ai nostri genitori? Un tuo braccio sulle mie spalle non è discrezione... - lo ammonì con poca energia, tanto oramai il danno era fatto, sperava solo non fosse cosi catastrofico.
    Fece spallucce nel vederlo camminare di fronte a lei, e si limitò a seguirlo, quando le squillò il telefono.
    Controllò la chiamata e restò basita dal nome sul display: mamma.
    -...un'altra che non si fida. - pensò, e nel farlo rispose alla chiamata.
    - Ciao mamma, se mi hai chiamata per ricordarmi delle stoffe sei in ritardo. Ho già fatto tutto e non ho intenzione di tornare in magazzino. - disse seria, per poi ridere divertita alla risposta.
    - Figurati, non è stato un problema farti questo favore...piuttosto - e le spiegò brevemente della presenza dei rotoli fallati- Ci pensi tu allora? Va bene, a presto! - e attaccò fissando le schermo.
    Per un'attimo il suo sguardo si fece triste, era un pò di tempo che non sentiva il padre e anche il chiamarlo era impossibile: il cellulare era sempre spento e le rare volte che lo trovava reperibile era in momenti in cui era occupatissimo e di fretta.
    -Chissà come stà... - e senza volerlo si lasciò andare ad un sospiro, per poi scuotere la testa e raggiungere il fianco di Takashi.
    - Senti, dove stiamo andando? Ne abbiam passate di gelaterie...hai in mente qualche posto in particolare? - e lo fissò curiosa.
     
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  11. Marty =)
     
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    Morinozuka Takashi
    Risposte con un sorriso alla sua espressione buffa e curiosa, le prese la mano e, con l'altra, le indicò l'abitazione in cui erano diretti. Si trattava di una casa all'antica, circondata da alberi e piante di vario genere, isolata rispetto all'altro complesso di case, più a sud. Sotto il piccolo santuario in pietra riposava un gatto interamente bianco, che nascondeva fra le zampe un cucciolo con delle macchie scure sulle orecchie. Non appena i loro passi fecero rumore sulla ghiaia mamma gatta alzò di scatto lo sguardo, ma dopo aver fissato i due ospiti tornò tranquilla a riposare.
    - Non pensavo che Nya avesse avuto un cucciolo - commentò a bassa voce indicando il piccolino addormentato.
    In quel momento una signora uscì dall'abitazione tenendo un cane al guinzaglio: il sorriso di Mori si fece ancor più radioso vedendo come la nonnina non fosse cambiata dall'ultima volta.
    - Hisa-san, da quanto tempo! -
    La signora, sentendo quella voce familiare, alzò gli occhi verso la coppia e, per l'emozione, lasciò cadere dalla mano il guinzaglio, permettendo così al cagnolone di correre verso l'host.
    - Tutto bene Chiaki? -
    Tenendosi le mani alla bocca, la signora raggiunse pian pianino il ragazzo e, quando gli fu davanti, gli domandò con voce gracchiante..
    - Sei il giovane dei Morinozuka, vero? Sa..no, Takashi? -
    Mori annuì e abbracciò la donna, che cominciò a piangere lacrime di gioia.
    In passato infatti i piccoli Takashi e Mitsukini solevano sempre trascorrere le estati a casa sua. Il signor Kamisaka, il defunto marito, li allenava costantemente nelle arti marziali e, per merenda, la moglie gli offriva sempre gelati e dolci da lei preparati. Le volte in cui veniva il giovane degli Haninozuka doveva provvedere a quintuplicare le porzioni, ma i sorrisi dei due bambini l'appagavano di ogni fatica. Da quando il capo famiglia era mancato le due famiglie Morinozuka e Haninozuka avevano provveduto a mantenere quella signora, tanto amata dai figli. A quei tempi una bambina, loro coetanea, si era presentata un giorno con un gattino bianco fra le mani: la signora aveva accettato volentieri di accogliere quel cucciolo e, fino all'età di 8 anni, frequentava anche lei assiduamente quella casa, insieme ai suoi due amici. Quella bambina era Sayaka.
    La signora aveva preparato le merende di quei bambini fin quando avevano raggiunto il terzo anno della scuola elementare, ma poi la signora si era momentaneamente trasferita all'estero, a Parigi, sotto la spinta di una nipote che l'aveva incoraggiata a tenere un corso professionale di pasticceria in Francia. Era rimasta in quel paese 3 anni, per poi tornare nel suo amato paese di origine. I bambini da allora però non erano più venuta a trovarla; soltanto Mori, negli anni delle medie, era tornata a trovarla, anche se solo una volta, tra le mani il piccolo Chiaki.
    Con l'iscrizione al liceo e gli impegni dell'Host Club e del kendo aveva trascurato quella signora e, la sera prima, notando distrattamente le luci accese, aveva pensato che fosse una bella idea tornare a farle visita.
    Sapeva che negli ultimi due anni si era trasferita in Italia per affinare le proprie capacità culinarie, ma che per problemi di salute era stata costretta a tornare a Karuizawa.
    Sciolto l'abbraccio, la signora si asciugò le lacrime scusandosi ripetutamente, ma non appena posò gli occhi sulla ragazza al suo fianco ripresa a piangere per la commozione...
    - Non dirmi che tu sei la signorina Minami! Che bella donna che sei diventata, come puoi vedere Nya adesso è una mamma - le disse dolcemente prendendole le mani.
    Mori accarezzò la schiena sempre più gobba della signora e le domandò gentile se stesse uscendo.
    - Oh beh, a dire il vero Chiaki voleva restare a casa, è diventato un gran pigrone!! Pazienza, vorrà dire che per questa volta lo accontentiamo. -
    Il cane intanto non la smetteva di annusare i piedi dei due ragazzi, per poi fissarsi su Aya e alzarsi in piedi, posando le zampette pelose sulle sue ginocchia.
    - Chiaki, ti presento Aya-chan, la fidanzata di Takashi! -
    Mori non si allarmò più di tanto sentendo la sua affermazione. La signora Hisaka, d'altra parte, aveva notato fin da quando erano piccola una certa affinità tra i giovani Morinozuka e Minami: vederli ufficialmente insieme le riempiva il cuore di gioia.
    - Ditemi tesori: gradireste del gelato? Ho fatto 8 vasche stamattina, dovrebbe essere pronto - domandò la nonnina incoraggiante, per poi cacciare un sonoro colpo di tosse..
    - Scusatemi...ah, non preoccupatevi, avevo la mascherina mentre ho cucinato! E anche la retina per i capelli! -
    Mori le sorrise, per poi rigirare la domanda ad Aya.
    Prese così la signora a braccetto e, passo dopo passo, entrarono in casa. Non erano presenti molti arredi e, quei pochi, erano concentrati nel corridoio e nella stanza per gli ospiti, dove si erano accomodati. Mori riconobbe un originale di Matisse donatole dalla famiglia Haninozuka e il pregiato armadio e le porcellane lavorate in Italia da parte dei Morinozuka.
    I due ragazzi presero posto a terra dal tavolino, ma subito Mori insistette per darle una mano.
    - Non è il caso tesoro, resta pure con la tua fidanzata - le rispose cordiale, facendo un sorriso dolce ad Aya.
    La signora andò così in cucina per prendere delle coppe e, da lontano, domandò alla ragazza..
    - Stanno bene i signori Minami? E' da parecchio che non vedo suo padre, è sempre in viaggio? -
     
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  12. Shin?
     
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    Sayaka Minami
    Riconobbe facilmente la vecchia casa che Takashi gli indicò, e gli sorrise di rimando, mentre dentro di sè si riscopriva piacevolmente colpita dall'incredibile sensibilità del ragazzo.
    - Sarà felice di vederci...dici che ci riconoscerà? - domandò, e non appena arrivarono in prossimità della casa, fece per avviarsi allegra verso il viale ciottolato, ma la frase di Takashi la bloccò e tornò indietro di tutta fretta: non appeva vide la gatta bianca che la fissava guardigna, le brillarono gli occhi, e si accovacciò lì davanti, ad osservarlo, aspettando il momento buono per accarezzarla.
    Takashi proseguì, e lei rimase lì qualche minuto ad osservarli, e solo quando sentì un cane abbaiare si rese conto di esser ancora ferma davanti al santuario, e si avviò di corsa verso la casa.
    Trovò l'anziana signora piangente, e fissò per un momento Takashi preoccupata.
    Solo quando si accorse di lei, rimettendosi a piangere, capì che quelle erano lacrime di gioia e emozione.
    - Hi-Hisaka-san, non faccia così, la prego...mi mette a disagio se piange! - commentò imbarazzata per il complimento appena ricevuto, stringendo le mani dell'anziana donna.
    Il suo disagio era un senso di colpa più che altro: in tutti quegli anni, non era mai andata a trovarla, e rivedendola ai suoi occhi sembrava più anziana e stanca, solo il sorriso non era cambiato.
    Mentre Takashi parlava con lei, si ritrovò a guardare il cane scoprendo che la stava fissando, e non appena ebbe l'ardita idea di accarezzargli la testa, se lo ritrovò con le zampotte appoggiate sulle sue ginocchia, scondinzolante per quelle coccole.
    E le ci volle un miracolo per non cadere a terra, non appena la prsentò all'animale come la fidanzata di Takashi.
    - Eh? Io...cioè noi....ecco, vede... - tentò di trovare una scusa, ma il negarlo avrebbe offeso o mortificato Takashi, e quindi, completamente rossa in volto, si limitò a gonfiare un poco le guance annuendo all'offerta del gelato, per poi levarsi le scarpe e lasciandoli percorrere il corridoio mentre lei levava il guinzaglio al cane, che li raggiunse trotterellando seguito da lei.
    Al solito e bonario rifiuto della signora, prima che Takashi si riaccomodasse, notò il piccolo altarino funebre dedicato al marito scomparso.
    - Eh? I miei...vediamo, la strg-ehm, la zia è sempre più suonata, mia madre è amabile come sempre e mio padre...più che in viaggio, oramai vive negli states a tempo pieno. Ma è uno stacanovista del lavoro, e lui più lavora e più è contento, quindi direi che va bene e stà bene. - rispose diretta, forse un pò troppo, tanto che fù quasi sicura di aver visto Takashi ridere sotto i baffi.
    Si alzò dal posto e si inginocchiò davanti all'altare a dire una preghiera, e si alzò solo quando sentì il rumore delle coppette di vetro che tintinna mentre viene appoggiato sul tavolo.
    Sia le che Takashi notarono la commozione negli occhi della donna per il gesto di Aya, e subito si sbrigarono a trovare un'argomento di conversazione per distrarla.
    E con quelle coppette di gelato multicolor, non fù difficile.
    - Aaawww, quanto sono belle! Hisaka-san, lei è davvero la dea dei gelati! - e guardò ammirata quelle coppette magicamente invitanti, ricoperte di codette colorate, panna e sciroppi.
    - Takashi, attento a non sporcarti come tuo solito!- commentò seria, sperando di rallegrare la donna, e poi si allarmò - ...se lo scopre Honey siamo fritti. - mormorò fissando il giovane, un pochetto preoccupata, anche se una vocina nella sua testa le diceva di fotografare quel ben di dio e sfruttarlo in futuro per mettere alle strette il suo ragazzo.
    -Uhuhuhuh, beh è un'idea eh... - e soffocò una risata, per paura di farsi scoprire.
     
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