Lista multinazionali da boicottare

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  1. Marty =)
     
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    Questa e’ una lista non completa di riferimento per un consumo
    ragionato. La lista verra’ organizzata meglio e arricchita al piu’
    presto. Alla fine della pagina trovate una lista dei prodotti da
    boicottare organizzata per tipologia dei prodotti in ordine
    alfabetico.


    NESTLE’:
    (proclamata da Baby Milk Action per violazione codice OMS)
    :COMPORTAMENTI NON ETICI SEGNALATI: Abuso di potere,Sfruttamento
    Terzomondo, Danni all’ambiente, Vendite irresponsabili, Ogm, Diritti
    lavoratori, Regimi oppressivi, Illeciti, Pubblicita’ scorretta,
    Paradisi fiscali

    :COSA COMBINA NEL MONDO LA NESTLE’:
    REGIMI OPPRESSIVI: Nestlè ha filiali in Brasile, Cina, Colombia,
    Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Kenya,
    Libano, Messico, Papua Nuova Guinea, Filippine, Senegal, Sri Lanka,
    Turchia. L’Oreal è presente anche in Perù e Marocco.
    RELAZIONI SINDACALI: nel 1989 i lavoratori di una fabbrica di
    cioccolato a Cacapava, Brasile, fecero sciopero. I lavoratori si
    lamentavano delle misere condizioni di lavoro, compresa la
    discriminazione verso le donne, la mancanza di indumenti protettivi e
    le inadeguate condizioni di sicurezza. Entro due mesi dall’inizio
    dello sciopero la compagnia aveva licenziato 40 dei suoi operai,
    compresa la maggior parte degli organizzatori dello sciopero.
    COMMERCIALIZZAZIONE IRRESPONSABILE: recenti mosse della Nestlè nel
    campo del latte in polvere per neonati comprendono un’ulteriore
    violazione del Codice dell’OMS, cioè la pubblicità del suo
    nuovo
    latte ipo-allergenico, Good Start, negli USA. Si è saputo che
    alcuni
    neonati hanno sofferto di shock ‘anafilattici’, con pericolo per le
    loro vite, dopo essere stati nutriti con questo prodotto. Vedi anche
    il boicottaggio sotto.
    TEST SU ANIMALI: L’Oreal è attualmente oggetto di boicottaggio per
    il suo uso continuato di test sugli animali. La stessa Nestlè è
    stata recentemente criticata dalla BUAV (antivivisezionisti inglesi) per
    aver fatto test di cancerogenicità del suo caffè su topi.
    CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: la Nestlè è attualmente oggetto di un
    boicottaggio mondiale per la pubblicità irresponsabile del latte
    in polvere, e L’Oreal per i test sugli animali.


    CHIQUITA
    Nel suo secolo di vita, l’impresa è stata coinvolta in intrighi
    internazionali, in scioperi repressi nel sangue, corruzione, scandali
    e colpi di stato. Ancora oggi passa per essere un’impresa dal pugno
    di ferro con molti contenziosi aperti con il sindacato e con le
    popolazioni dei paesi in cui opera.Dal 91 al 99 Amrican Financial
    Corporation ha pagato oltre tre milioni di dollari al partito
    repubblicano, aggiudicandosi il quinto posto nel finanziamento ai
    partiti americani.Approfitta della sua posizione di potere per
    imporre prezzi molto bassi delle aziende agricole di cui si rifornisce.
    Nel 1994, tramite un rapporto al Ministero del lavoro del Costa Rica,
    il sindacato SITRAP ha denunciato l’esistenza di squadre armate
    all’interno delle piantagioni e un clima di intimidazione.
    Il sindacato ha aggiunto che molte società baleniere, compresa
    Chiquita, tentano di distruggere i sindacati indipendenti convincendo
    i lavoratore a iscriversi a sindacati padronali.
    Esse licenziano gli attivisti sindacali e li schedano in
    apposite “liste nere” affinché non possano trovare lavoro in altre
    piantagioni.Nel 1995 in Honduras, Chiquita ha chiuso quattro
    piantagioni. Secondo il sindacato locale si è trattato di una scelta
    compiuta solo per indebolire il movimento dei lavoratori.
    Chiquita ha approfittato dei danni provocati dall’ uragano Mitch,
    abbattutosi in America centrale nel 1998, per ricattare i lavoratori
    con la minaccia della non riapertura delle piantagioni danneggiate e
    per revocare diritti sindacali ed economici che erano già stati conquistati.
    Fonti sindacali rivelano che nelle piantagioni Chiquita si usano
    pesticidi che l’organizzazione mondiale della sanità classifica come
    molto pericolosi. Inoltre il sindacato aserisce che certi pesticidi
    sono erogati con aerei, addirittura mentre c’è gente che lavora in
    piantagione.L’ alta quantità di pesticidi utilizzati nelle
    piantagioni per la produzione di banane contamina i suoli e i fiumi
    circostanti avvelenando le acque e uccidendo molte forme di
    vita.Secondo l’inchiesta del “Cincinnati Enquirer” pubblicata il 3
    maggio 1998, in Centro America le filiali di Chiquita usano vari
    sistemi, compresa la corruzione, per ottenere favori dai governi e
    per aggirare le leggi che regolamentano il comportamento delle
    imprese.Nel 1999 varie associazioni europee tra cui il Centro nuovo
    modello di sviluppo, hanno concordato con COLSIBA, il coordinamento
    sindacale dei lavoratori bananieri del Centro America, il lancio di
    una campagna di pressione internazionale per indurre Chiquita a
    relazioni sindacali più corrette e a garantire ai lavoratori migliori condizioni di lavoro.



    DANONE:
    Chi è la Danone [dalla Guida al consumo critico del Cnms]
    Il Centro nuovo modello di sviluppo di Pisa, coordinato da Francesco
    Gesualdi, pubblica ogni anno la Guida al consumo critico [edizioni
    Emi], che raccoglie informazioni riferite a 170 gruppi italiani ed
    esteri presenti con i loro prodotti nei supermercati italiani. Tra
    questi, naturalmente, trova spazio anche il Gruppo Danone, di cui vi
    proponiamo una sintesi del testo contenuto nella guida.
    Multinazionale alimentare di origine francese, il Gruppo Danone è
    presente oggi in 27 paesi. Sorta nei primi anni Sessanta come
    produttrice di contenitori di vetro, nel giro di una quindicina di
    anni è divenuta una dei colossi mondiali dell’alimentare e delle
    bevande. La proprietà del gruppo è frammentata fra oltre 140 mila azionisti,
    i principali dei quali sono i banchieri Lazard, la
    famiglia Agnelli e la società di assicurazione Axa.
    La produzione del gruppo Danone è costituita da: latticini e prodotti freschi,
    settore in cui è leader mondiale, acque e altre bevande,
    ma anche biscotti, pasta, salsa e contenitori in vetro.
    Negli ultimi anni è diventata leader nelle acque minerali negli Stati uniti
    [secondo operatore dopo la Nestlè], in Argentina, in Cina, e in Indonesia.
    Nel marzo dello scorso anno ha lanciato, insieme alla Nestlè, il
    primo supermercato on-line per i prodotti di largo consumo delle due
    aziende. Ha un accordo strategico mondiale con Coca-Cola per la
    produzione e la commercializzazione di succhi di frutta.
    In Italia Danone opera attraverso varie società: Danone, Egidio
    Galbani, Gelaz, Italaquae, Saiwa, Sorgente Santagata, Birra Peroni.
    Danone fa parte di EuropaBio, un’associazione che raggruppa le
    industrie con interessi nel settore delle biotecnologie, il cui scopo
    è di intervenire a tutti i livelli per legittimarne l’impiego.
    Da vari anni gli stabilimenti della sua controllata inglese HP Foods
    inquinano gravemente l’ambiente circostante [secondo l'associazione
    ambientalista"Hall of shame", la HP Foods occupa il settimo posto
    nella graduatoria delle imprese manifatturiere inglesi più inquinanti].

    Per quanto riguarda i diritti dei lavoratori dipendenti, la strategia
    della Danone ha previsto negli ultimi anni una graduale chiusura
    degli stabilimenti meno redditizi e l’accorpamento dei piccoli, e la
    riduzione del personale. Nonostante nel 1996 e nel 1997 avesse
    firmato col sindacato internazionale due accordi che la impegnavano a
    informare i sindacati ed a concordare con essi i piani di
    ristrutturazione, nel giugno 1998, si è aperto un grave scontro in
    Francia in occasione della ristrutturazione dello stabilimento di
    Sant-Meloin.


    REEBOK
    Ecco le fabbriche-lager” Rivelazioni-choc sulle condizioni di vita e
    di lavoro “Operai vittime di abusi, molestie, carenze igieniche”
    NEW YORK – La Reebok denuncia la Reebok, sulle condizioni di lavoro
    negli stabilimenti che hanno sede nel Terzo mondo. Il primo rapporto
    della multinazionale dell’abbigliamento sportivo, sulla vita nelle
    fabbriche indonesiane, fornisce un quadro drammatico della
    situazione: in quei capannoni, dove si producono le scarpe e le
    magliette destinate ai ragazzi di tutto il mondo, gli operai devono
    fare i conti con continui disagi e prevaricazioni. E cioè con
    molestie, discriminazioni sessuali, costanti minacce alla salute. Il
    documento, che conta oltre quaranta pagine, è stato redatto dagli
    ispettori inviati dalla stessa Reebok. E la novità non è tanto
    nell’averlo commissionato (ispezioni del genere non sono infrequenti,
    in aziende che hanno centri di produzione in altri paesi), quanto
    nella decisione di renderlo pubblico, in tutta la sua crudezza. Nel
    testo infatti si parla apertamente delle terribili condizioni in cui
    i dipendenti sono costretti a lavorare. Un “realismo”, nel descrivere
    la disumanità nel trattamento degli operai, che suona ancora più
    inconsueto, se paragonato ad un analogo rapporto realizzato, due anni
    fa, da un’altra multinazionale del settore, la Nike. In quel caso, la
    relazione, dai toni molto soft, era stata aspramente criticata, e la
    società accusata di aver tentato di mascherare una situazione ben più grave.
    Ma forse proprio il “boomerang” d’immagine che aveva colpito
    la Nike ha convinto Reebok ad adottare una strategia differente, a
    recitare pubblicamente (e con la massima pubblicità possibile) il mea culpa,
    per poi annunciare radicali cambiamenti: i vertici hanno già
    comunicato che per migliorare le condizioni nelle fabbriche
    indonesiane sono stati stanziati 500.000 dollari. “E non è che
    l’inizio: questa prima somma verrà utilizzata solo per tamponare le
    prime emergenze”, ha fatto sapere la multinazionale. E, negli Stati
    Uniti, sono arrivate le prime reazioni positive: “Quello che sta
    avvenendo – commenta Scott Greathead, direttore esecutivo del
    Comitato legale per i diritti umani – testimonia di una nuova
    consapevolezza delle aziende, che cominciano a rendersi conto di come
    un’onesta analisi della situazione sia la strada migliore da
    percorrere”. Del resto negli Usa le associazioni di consumatori, che
    contano migliaia e migliaia di iscritti, conducono da anni una
    battaglia contro lo sfruttamento della manodopera nel Terzo mondo, in
    cui vengono denunciate soprattutto le condizioni disumane in cui
    lavorano bambini e adolescenti. Lotte che appannano l’immagine delle
    società che finiscono sul banco degli imputati, e che spesso sono
    accompagnate da boicottaggi di alcuni prodotti, sospettati di essere
    il frutto di queste violazioni dei diritti umani. (18 ottobre 1999)


    SHELL
    COSA COMBINA NEL MONDO LA SHELL
    REGIMI OPPRESSIVI: nel 1993, il gruppo Shell possedeva filiali in
    Brasile, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India,
    Indonesia, Iran, Kenya, Liberia, Mali, Messico, Marocco, Papua Nuova
    Guinea, Perù, Filippine, Senegal, Siria, Turchia e Uganda.
    SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO: nel 1991 la Shell violava il codice di
    condotta della Comunità Europea, pagando ai lavoratori neri del
    Sudafrica dei salari inferiori al minimo legale. Inoltre è una delle
    tre multinazionali coinvolte nella causa intentata da 500 contadini
    del Costarica resi sterili dai pesticidi. La Shell e la Dow Chemical
    avevano sviluppato e prodotto il pesticida DBCP, che è proibito negli
    U.S.A. e che ha causato la sterilità nei lavoratori delle piantagioni di banane.
    La Shell e la Dow Chemical hanno bloccato il processo nel
    Texas per 7 anni. Negli U.S.A. la Shell Mining Co. era nel 1989 una
    delle 5 imprese minerarie con le peggiori misure di sicurezza.
    DIRITTO ALLA TERRA: secondo un rapporto dell’ottobre 1991, una vasta
    area di foresta tropicale intatta è minacciata da una serie di 10
    dighe idroelettriche, progettate per fornire energia ad un complesso
    di miniere di bauxite e fonderie di alluminio nel Parà, in Brasile.
    La miniera di bauxite è il primo di molti progetti minerari in
    Amazzonia, ed è controllata da ALCOA (U.S.A.) e da una filiale della Shell, Billiton.
    La fonderia della miniera userà energia
    proveniente dalla diga Cachoeira Porteira, che inonderà 911 Kmq di foresta tropicale,
    compresi alcuni villaggi dell’Amazzonia.
    La diga inonderà
    anche terre abitate da 23 gruppi di popoli indigeni, alcuni dei quali
    non sono ancora venuti in contatto con l’uomo bianco. Secondo
    Survival International, la Shell è coinvolta nelle ricerche di gas
    naturale sul fiume Camisea in Perù, sulle terre degli Indios
    Machiguenga, vicino alla zona degli Indios Kugapakori, non ancora
    contattati, e quindi vulnerabili alle malattie. Nel 1990,
    secondo “The Ecologist”, la Shell ammise di aver scelto una zona in
    Thailandia per una piantagione di eucalipti perchè sarebbe stato
    relativamente economico sfrattare e risarcire più di 4.000 indigeni.
    Fu consentito agli agenti della Shell di usare la corruzione e le
    minacce di violenza per indurre gli indigeni a lasciare le loro terre.

    AMBIENTE: nell’agosto 1989 la Shell fu accusata di aver causato
    un’eruzione di petrolio alla raffineria di Stanlow. Si ebbe una
    fuoriuscita di 37.500 litri di petrolio greggio, che inquinò 20 km
    dell’estuario del fiume Mersey. Nel primo processo da parte della
    National Rivers Authority, la Shell ebbe una multa di 1 milione di
    sterline. Fu giudicata incapace di “compiere il proprio dovere di
    rispetto dovuto alla comunità”. Secondo l’Autorità Nazionale dei Fiumi,
    la Shell era più preoccupata di salvare l’oleodotto che non di
    impedire la perdita, con un incremento nella fuoriuscita di 7
    tonnellate di petrolio. Nel 1992, la raffineria Stanlow a Ellesmere
    Port era all’undicesimo posto nella lista di Greenpeace dei 50
    impianti industriali più ‘sporchi’, autorizzata dalla NRA a scaricare
    rifiuti tossici nell’ambiente marino. Fu scoperta ad inquinare
    illegalmente su 42 dei 275 campioni di acqua prelevati dalla NRA. Fu
    scoperta anche a scaricare tre sostanze chimiche proibite senza autorizzazione.
    ENERGIA NUCLEARE: nel 1993, la British Lead Mills era membro del
    Forum Nucleare Britannico, ed era fornitore di contenitori per materiale radioattivo.
    ARMAMENTI: la Shell è coinvolta nella produzione di tessuti da
    mimetizzazione tramite Don & Low, e solventi, resine e altri prodotti
    con la Shell Chemicals. La Shell inoltre fornisce carburante alla marina ed alle forze aeree.
    TEST SU ANIMALI: nel 1993 la Shell, su richiesta legale, ha testato
    veleno per roditori su animali, ed anche altri prodotti chimici come
    detergenti e anticongelanti prevedono test su animali.
    CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: nel giugno 1993 la Shell interruppe gli
    accordi per riconoscere i diritti dei lavoratori ad essere
    rappresentati dai sindacati, nella raffineria Haven nell’Essex. Il
    sindacato TGWU lanciò nell’agosto 1993 il boicottaggio della Shell,
    finchè non saranno restaurati i diritti democratici dei lavoratori.



    ETICAMENTE PARLANDO:
    Elenco delle società che hanno ottenuto i migliori punteggi dal punto di vista etico:
    CTM – Importazione e distribuzione di prodotti del Commercio Equo.
    COOP – Grande distribuzione.
    CONAPI – Cooperativa produttori miele.
    BONDUELLE – Verdure in scatola, congelate e fresche.
    RITTER – Cioccolata.
    ALSO – Farmaci e integratori energetici.
    AMBROSOLI – Produzione miele.
    BALOCCO – Prodotti dolciari.
    BAULI – Prodotti da forno, pandori, panettoni.
    DECO – Cooperativa: alimentari e detersivi.
    GRANAROLO – Latte e derivati.
    ILLY – Caffè.
    LUCART – Carta.
    OROGEL – Settore agroindustriale, gelati e surgelati.
    POMPADUR – Infusi e tè.
    SANGEMINI – Acque minerali.
    SCHIAPPARELLI – Cosmetici, farmaci, prodotti dietetici


    Per maggiori info: http://usalatuatesta.wordpress.com/lista-m...-da-boicottare/
     
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