A stack of books on a Friday afternoon. //

Sano Honjo/Sayaka Minami/Morinozuka Takashi/Natsumi Kiyosawa.

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  1. Shin?
     
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    Sayaka Minami
    Girava e girava, ma non riusciva a raggiungere un risultato, o per lo meno ad imboccarne la strada: ogni stoffa non le diceva niente oppure le sembra troppo scialba, troppo complessa, troppo usata, troppo semplice e così via.
    L'aiuto di Sano poi, le fece roteare nuovamente gli occhi.
    -Una stoffa del genere va bene solo per delle tende in un'arredamente shabby-chic...ma cosa te lo dico a fare. - esclamò notando la sua espressione spaesata, e gettò accanto a lei sull'erba il campionario delle stoffe per passare infine a quello dei colori.
    - Se non mi ispirano le trame, lo faranno i colori. - e ignorando lo sguardo e le domande indagatorie dell'amico, iniziò a girare i talloncini scrutandoli mentre pensava al miglior abbinamento, senza dargli una risposta.
    La sua distrazione non era dovuta al non volergli dare risposte, ma al fatto che non poteva dargliene, e al momento era più preoccupata per quell'esame che per i suoi bisogni di spettegolare.
    Anche se avrebbe voluto raccontagli tutto solo per vedere la sua mascella cadere sull'erba.
    Infine, nel vederlo così esagitato dalla preoccupazione smorzandosi poi da solo, sospirò per poi sorridergli.
    -Cosa vuoi che sia successo? Niente. Non è successo, non succede e non succederà mai niente tra me e Takashi - commentò mesta, mentre nella sua testa si domandava come avrebbe reagito a sapere la verità.
    -Se solo sapessi...scusami ma dovrai pazientare un pò!- e si limitò a tornare ad esaminare i campioni, concentrandosi sulle varie tonalità di bianco.



    Natsumi Kiyosawa
    Era in ritardo e lo sapeva.
    Come al solito, la piccola e sbadata Natsumi aveva sbagliato la fermata, e aveva dovuto chiedere indicazioni per trovare la Biblioteca dell'incontro con Honjo-senpai.
    -Nghhh, sono una frana! Come ho fatto a perdermi! Se lo scopre Takao mi prenderà ancora in giro dicendomi che oramai sono all'ultimo anno e devo crescere uffa! - esclamò, mentre correva verso l'enorme edificio.
    Si fermò a prendere fiato appoggiandosi sulle ginocchia per pochi secondi, e poi a passo composto, entrò dalle vetrate doppie della porta d'ingresso, guardandosi in giro.
    Passò più volte davanti alla Hall, ma non lo trovò.
    - Magari è anche lui in ritardo... - e controllò infine il cellulare, ma non aveva messaggi.
    Si fermò alle macchinette poste nella saletta che dava sulle vetrate, e andò ad accomodarsi ai divanetti del soppalco superiore, tenendo due lattine in mano: da lì poteva vedere sia la hall che il giardino esterno, finemente curato.
    Così iniziò a guardare nel prato per passare il tempo, mentre lo aspettava.
     
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